MANIFESTO

Siamo alle soglie della creazione della fotografia attraverso l’utilizzo della Intelligenza Artificiale, la così detta AI. Abbiamo da poco sdoganato il traumatico passaggio da analogico a digitale, con il conseguente proliferare di fotografi o produttori di immagini e gli addetti ai lavori si trovano a relazionarsi con questa nuova tecnologia. In sintesi, nel giro di trent’ anni siamo passati da una cantina vecchia, umida e illuminata da una fioca luca rossa, a una scrivania e un pc (con tutt’al più un paio di monitor e un lettore di “carte”) e ci dirigiamo a grandi passi verso un software che contiene già al suo interno tutte le fotografie possibili. Avevamo un armadio con dentro quattro o cinque macchine fotografiche a seconda delle esigenze, dieci obiettivi, alcuni filtri, pellicole rigorosamente in frigorifero e ora, in un metro quadro, abbiamo tutto il mondo, i suoi animali, le popolazioni, le città, le luci e un’ipotesi di futuro a disposizione per ogni eventualità.
GU.PHO. allora cosa fa? Il Festival Internazionale di Fotografia Vernacolare di Guiglia non intende rimpiangere o far rimpiangere i tempi passati, non vuole paragonare medium differenti per stabilire quale sia il migliore. GU.PHO. vuole semplicemente riflettere sulla fotografia, sul suo cammino, sul suo cambiare, soffermandosi su ciò che forse non è stato detto o capito.
Conferma di questo intento è il fatto che gli artisti in mostra siano attivi e pieni di progetti che dialogano con il contemporaneo. Il Festival non vuole proporre i maestri sacri della fotografia di metà secolo scorso. GU.PHO. non fa l’apologia della fotografia analogica. Tutt’altro.
GU.PHO. vuole raccontare attraverso gli occhi, ben educati, di artisti contemporanei una rilettura delle fotografie domestiche di un periodo, lontano o passato, trasportando nel presente la genuina (o ingenua che dir si voglia) capacità di narrare attraverso il medium fotografico arricchita della interpretazione o selezione fatta dagli autori.

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