FOTOGRAFIA VERNACOLARE
“Si tratta di scene dalla vita quotidiana (ambienti familiari, feste, avvenimenti vari, ecc.) fotografate da non professionisti per uso personale e senza una precisa volontà espressiva o di stile. La fotografia vernacolare si distingue dunque, per l’assenza dei marcatori tradizionali del “valore fotografico” quali la ricerca estetica, la pregnanza del significato, la forza innovativa, la consapevolezza autoriale, ecc. “
Riccardo Zipoli – Niccioleta. Fotografie e memorie di una comunità mineraria.
LUMPENFOTOGRAFIE
La parola Lumpenfotografie è stata coniata da Franco Vaccari nel 2012. Dà il titolo a un breve scritto dell’artista modenese sul lavoro di un altro artista, il tedesco Joachim Schmid (…) che da trent’anni raccoglie, seleziona ed infine espone quella che non è, e non aspira ad essere, fotografia “d’arte”: le fotografie dei quotidiani e quelle amatoriali, le fototessere, gli scatti pornografici, le illustrazioni dei manuali… insomma, quella che viene chiamata, con un termine ormai entrato a far parte del lessico fotografico, “fotografia vernacolare”. All’insieme di questi fenomeni, Vaccari dà appunto il nome di lumpenfotografie, alla lettera “fotografia stracciona”.
Simone Menegoi – Lumpenfotografie. Per una fotografia senza vanagloria.
La seconda edizione
Due weekend di mostre
La seconda edizione di GU.PHO. si terrà sempre nella stupenda cornice del castello di Guiglia, in provincia di Modena. Saranno due weekend di mostre, talk ed eventi ai quali si aggiunge un workshop tenuto da Erik Kessels. La manifestazione è a ingresso gratuito e si terrà in concomitanza della sagra della polenta organizzata dalla ProLoco di Guiglia. I visitatori potranno poi godere anche dell’ospitalità delle strutture recettive e della bellezza delle colline appenniniche piene di storia e paesaggi incantevoli.
Workshop con
Erik Kessels
I fotografi sono molto bravi nelle immagini che realizzano, ma spesso non hanno la capacità di comunicare di se stessi come creativi/artisti. Essere l’autore o il promotore del proprio lavoro sono due abilità completamente diverse.
In questa due giorni Erik Kessels interagirà con i partecipanti su come creare e presentare un progetto. Il workshop, teorico e pratico, verterà sullo sviluppo dell’idea, della narrazione, dell’editing e della comunicazione, spronando i partecipanti a comunicare più chiaramente se stessi e a migliorare la propria personalità nel lavoro.
Ci sarà anche spazio per un approfondimento da parte dell’artista sul suo personale modo di lavorare e di creare libri.
Durata: 9 ore
Quando: Sabato 9 settembre (10.00-13.00 /16.00-19.00) e Domenica 10 settembre (10.00-13.00)
Dove: Castello di Guiglia, Via G. di Vittorio, 2
Costo: 150 euro
COSA PORTARE
- una selezione di 10 stampe 20×30 del vostro lavoro all’interno di una busta bianca con scritto il nome
- la vostra macchina fotografica
- il vostro computer portatile (se possibile)
PER INFO E PRENOTAZIONI
+39 339 8029628
gupho.festival@gmail.com
In seguito al successo raccolto nel 2022 GU.PHO., il primo FotoFestival Vernacolare Internazionale in Italia, ritorna e raddoppia i weekend: 8/9/10 e 16/17 settembre.
La manifestazione coinvolge nove artisti italiani e internazionali – Carolle Bénitah, Erik Kessels, Joachim Schmid, Baco About Photographs, Settimio Benedusi, Cristina Biagini, Marzio Govoni, Sergio Smerieri, Riccardo Zipoli – oltre a Leporello Photobooks da Roma e FOTO VIP da Modena. La manifestazione, organizzata dall’associazione culturale Mezaluna di Vignola.
Si tratta di due weekend intorno al tema della fotografia vernacolare, ovvero all’insieme delle immagini scattate da persone comuni (non professioniste) alle situazioni della vita quotidiana, per uso personale. Si tratta dell’applicazione della fotografia alla dimensione natia, privata, paesana o familiare, dove l’obiettivo è quello di catturare un ricordo o un momento introspettivo e particolare. Il Festival Internazionale di Fotografia Vernacolare di Guiglia non intende rimpiangere o far rimpiangere i tempi passati, non vuole paragonare medium differenti per stabilire quale sia il migliore. GU.PHO. vuole semplicemente riflettere sulla fotografia, sul suo cammino, sul suo cambiare, soffermandosi su ciò che forse non è stato detto o capito.
Artisti Ospiti
Erik Kessels
Settimio Benedusi
Joachim Schimd
Riccardo Zipoli
Carolle Benitah
Sergio Smerieri
Marzio Govoni
BACO
Cristina Biagini
Famiglia Campus
Gli amici di Rocchetta
Mezaluna
LE MOSTRE
The Watch, esposto in esclusiva per la prima volta in questa occasione, è una parete di 548 fotografie amatoriali di orologi da polso, disposte in sequenza cronologica rispetto all’ora indicata sui quadranti.
Joachim Schmid, è un artista tedesco che lavora fin dai primi anni Ottanta con fotografie e testi trovati. La sua ricerca si interroga scetticamente sul ruolo dell’autore e sull’intenzione artistica rispetto al risultato ottenuto. Una raccolta sistematica di fotografie senza scopi scientifici o catalogatori ma con il solo intento di far emergere l’enorme potenziale nascosto che le fotografie nate in ambito non artistico portano con sè. http://www.lumpenfotografie.de.
Empty Chair affronta il tema dell’assenza. Guardando una sedia vuota ci chiediamo chi potrebbe sedersi o chi potrebbe essere seduto lì. Non saperlo o vederlo ci rende più curiosi e rende la fotografia più eccitante. La sedia vuota sarà in grado di sopportare il peso e chi sarà il suo nuovo compagno? Lo sapremo mai?
L’artista, designer e curatore olandese Erik Kessels colleziona fotografie che trova nei mercati delle pulci, nelle fiere, nei negozi dell’usato, ricontestualizzandole e pubblicandole o creando allestimenti immersivi in giro per il mondo.
ES_SENZA
Lavoro doloroso e allo stesso tempo catartico, nasce per celebrare l’anniversario della morte del padre. Benedusi raccoglie le fotografie più significative della propria infanzia in compagnia dei genitori, per poi lavorarle con Photoshop rimuovendo l’immagine del padre e lasciando solo quella di sé stesso bambino. Il bambino, felice e inconsapevole, viene così osservato dall’uomo adulto, che ne conosce il futuro dolore e in qualche modo lo retrodata negli anni. L’apparente serenità degli scatti è velata dalla sensazione di solitudine e spaesamento.
Settimio Benedusi rimane folgorato dalla fotografia fin da piccolo, grazie al padre che gli regala la prima macchina fotografica. Nel corso degli anni si è affermato nel campo della fotografia di moda. Ha all’attivo una lunga collaborazione con “Sport Illustrated” e il suo blog www.benedusi.it è molto seguito.
Miss Juliana Willoughby
prende il nome dall’omonimo ritratto del pittore britannico George Romney rappresenta il desiderio su cui due giovani sposi hanno costruito il loro progetto di vita nel clima positivista degli anni Sessanta. Alcune diapositive ritrovate per caso diventano lo spunto per un lavoro in cui mobili e oggetti, sopravvissuti al tempo e simbolo di solida appartenenza, si prestano al ruolo di superfici capaci di accogliere con forza sorprendente la presenza/assenza di quello che era il loro mondo. Si crea così un efficace cortocircuito fra presente e passato in una dimensione temporale e spaziale tutta da indagare, dove però è possibile riconoscere la storia di tutti e di ognuno.
Musicista di formazione e insegnante di pianoforte, Cristina Biagini si accosta alla fotografia nel 2019, dando voce a una passione che covava da tempo. Attualmente è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Giacomo Calò. Il mio sogno nasce da una collezione di centinaia di piccole fotografie ingiallite trovate al mercatino delle pulci di Piazza Marina a Palermo. Sono l’autobiografia di Giacomo Calò, che dal piccolo borgo di pescatori dell’Arenella di Palermo si imbarca come cameriere sulle navi da crociera, alla volta di mete esotiche e lontane. Giacomo si ritrae ossessivamente. È il gesto fotografico primario, quello di chi vuole marcare la propria presenza, lasciando una prova della propria esistenza: un pizzicotto, per essere sicuri di non star sognando.
BACO About Photographs, di Andrea Campesi e Valentina Sestieri, è una camera oscura, uno spazio espositivo e un laboratorio curatoriale.
Niccioleta. Una comunità mineraria parla di un villaggio nelle colline grossetane. Il racconto visivo parte dalla fondazione del villaggio minerario a opera della Società Montecatini, all’inizio degli anni Trenta e finisce con la chiusura della miniera di pirite nel 1992. Al centro della narrazione il tragico eccidio di ottantatré minatori a opera dei nazifascisti nel giugno del 1944. Il materiale selezionato, proveniente in gran parte dalle fotografie di famiglia, descrive in maniera vivida la vicenda storica di una comunità che ha vissuto esperienze profonde e caratterizzanti, sia serene e felici che tragiche e dolorose.
Riccardo Zipoli dal 2019 è professore emerito presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha insegnato Lingua e letteratura persiana (1975-2018) e Ideazione e produzione fotografica (2010-2018). Un’antologia delle sue fotografie si trova in www.riccardozipoli.com.
Fresh&Clean presenta fotografie legate a un gesto, un rito, un momento della vita domestica femminile: stendere il bucato. Anche in questo caso a rendere uniche le fotografie è la volontà di immortalare questo specifico istante da parte di chi scatta, di dare significato a un momento che si perderebbe nella quotidianità.
Sergio Smerieri (Guiglia, 1958) è il Direttore Artistico di GU.PHO. La sua passione per le foto trouvèe, da sempre presente in forma latente nella sua ricerca, si è concretizzata quando, parlando con Franco Vaccari, ha realizzato che fare le foto con gli occhi degli altri poteva essere un vero e proprio mezzo espressivo.
Jamais je ne t’oublierai scatti di vecchi album di famiglia cambiano status con un semplice gesto: l’applicazione della foglia d’oro. Mascherando parte dell’immagine e, più precisamente, i volti di questi fantasmi, Bénitah rimuove le ombre legate alle ritualità familiari e decuplica le possibili proiezioni sia grazie all’obliterazione che all’immedesimazione rese possibili dalla superficie lucida creata dalla foglia d’oro.
Carolle Bénitah è nata a Casablanca (Marocco). Dopo il diploma ha lavorato per 10 anni come fashion designer per poi dedicarsi alla fotografia dal 2001. Il suo lavoro esplora i temi della memoria, della famiglia, del tempo che scorre. Accosta vecchie fotografie trovate nei mercatini con dettagli fatti a mano, reinterpretando così il proprio vissuto di figlia, moglie e madre.
Viaggio in prima classe racconta di una coppia milanese che viaggia per il mondo con la macchina fotografica al collo dal 1933 al 1940, e ancora dal 1950 al 1966. Risultato di questa passione è la vertiginosa serie di quasi quaranta album di grande formato contenenti fotografie, memorabilia, oltre al diario dattiloscritto di alcuni viaggi e alle ricchissime didascalie attorno alle immagini. Gli album sono pieni di sorprese, è impossibile non provare simpatia e non immedesimarsi in questa coppia di viaggiatori.
Marzio Govoni collezionista modenese di fotografia storica e manoscritti, ma anche libri antichi, documenti, opere d’arte. La collezione fotografica è a carattere eclettico, con il primo documento del 1839 e il primo fototipo datato 1845. I 120 fondi principali sono descritti nel sito www.censimento.fotografia.italia.it.
Memorie migranti della Famiglia Campus, arrivata a Guiglia dalla Sardegna in cerca di un futuro migliore. Campus sente la necessità di documentare, attraverso la fotografia, la crescita dei figli e così immortala tutti gli eventi a cui assiste. Un archivio proletario in perfetto stile vernacolare.
Rocchetta su due ruote degli Amici di Rocchetta che racconta dell’arrivo dei mezzi di trasporto nel piccolo borgo. Sullo sfondo del paese, auto, moto e vespe sono i protagonisti del cambiamento epocale nei costumi e nei rapporti tra le persone. Orgogliosi del proprio mezzo, i soggetti si mostrano con i loro veicoli per celebrare così il nuovo status sociale conquistato.
Dai sassi alla sabbia dell’Associazione Mezaluna di Vignola che raccoglie le foto scattate al fiume Panaro durante gli anni in cui era balneabile, insieme a quelle realizzate sulla riviera romagnola o in colonia a trascorrere una vacanza. Usi e costumi delle famiglie durante il boom economico degli anni Sessanta che si sono persi nel corso degli anni e che testimoniano i cambiamenti della nostra società e delle relazioni interpersonali.
Chiamare gatto il gatto! del collettivo Archivio Vivo traccia una linea temporale della narrazione fatta dall’uomo attraverso la fotografia degli animali vicini alla propria vita, cercando di coglierne gli aspetti narrativi che il media stesso consente e a volte mette in risalto.
Comitato scientifico
Sergio Smerieri
direttore artistico
Giorgia Padovani
ufficio stampa
Marcello Coslovi
rapporti con gli artisti
Giampaolo Grandi
GU.PHO Off
Un archivio è un ecosistema che interagisce con l’esterno
Una trentina di faldoni neri, quattro, cinque scatole, una decina di buste, un CD; tutti pieni di fotografie. Migliaia di immagini a colore o in bianco e nero che, in 10 metri quadri, racchiudono la storia fotografica recente di Spilamberto, catalogate e collocate negli anni di appartenenza e attribuite a un evento.
Questo è quello che mi sono trovato a disposizione, nell’ultima saletta della biblioteca Peppino Impastato, frutto di un lavoro meticoloso fatto dalle volontarie dell’Associazione “N.A.S.Co a Spilamberto”. Un lavoro difficile, di pazienza e di ricerca, animato da una preziosa conoscenza del tessuto della comunità e della storia di Spilamberto. Grazie a loro, da parte mia e dell’Amministrazione.
Ando Gilardi (1921-2012), recentemente scomparso, fu il primo grande pioniere della valorizzazione di “vecchie” fotografie e archivi: i suoi PHOTOTECA sono memorabili, e furono, per me, i primi stimoli per osservare monografie complete su vari argomenti. Per Luca Panaro, nel suo saggio “ Tre strade per la fotografia”, la ricerca di vecchi archivi è uno dei tre modi attuali per produrre immagini, a fianco di finzione e realtà.
Ed io? Come mi sono mosso all’interno di questo tsunami di immagini (cit. Erik Kessels) ?
Ho cominciato cercando di capire cosa e quali fossero i temi e le grandi categorie raccolte. Non mi sono concentrato sulla bellezza (!) o sull’estetica delle fotografie, ma su quelle “dimenticate”, quelle “orfane”, senza il faldone: quelle anonime. E c’erano. Sole, con un post-it attaccato, con un “non so”, un “forse”. Ecco, questo è il risultato della mia ricerca. Affiancato da Alberto Stefani, insieme abbiamo raccolto una ventina di fotografie senza data, alcune senza nome, che hanno fatto scattare in noi la curiosità e il desiderio di collocarle da qualche parte, dare loro nuova vita, farle risorgere.
Sono una ventina le immagini scelte, che hanno dentro la storia e la vita di persone per lo più scomparse, non “famose”, né popolari ma che, proprio per la loro ingenua rilevanza storica, meritano la nostra visione e, se possibile, ammirazione. All’interno di queste immagini, ho individuato una serie di miniature, una specie di secondo livello di visione, che accentua la profondità di uno sguardo sul mondo di allora. Sono fotografie sdrucite, quasi invisibili, come molte persone della nostra società, che ci raccontano da dove veniamo e che fatica ha fatto (e sta facendo) l’umanità per evolversi. Un cammino sempre pieno di lotte, insidie e incidenti che la fotografia, a modo suo, accompagna, a volte aiutando, altre volte complicando, l’interpretazione della storia.